domenica 14 ottobre 2012

Magnetofono viaggiante/29

Intercity 662 Pavia-MiCentrale 10.25-10.50
Orio transfert delle 11.45
Volo BG-AHO h.14.40-16.05

Ricominciare
Sapevo da subito che sarebbe stato un errore l'intercity per milano. No, non parlo dei 7.50€ per la tratta, che neanche una Bugatti brucia tanto, ma per la costrizione nei soliti bugigattoli a 6 dove sempre, e dico sempre, qualcuno pesta i piedi, qualcuno telefona e qualcuno puzza. Stamattina alle costanti di cui sopra si aggiunge una novità: la conversazione sociologico-ambientale su una massa d'acqua non bene identificata di un marrone rossiccio non bene identificato in una cisterna non bene identificata. Si sa che l'uomo è un animale curioso e votato alla sete di conoscenza, ma troppo poco incline al "so di non sapere", dopo un tale greco (di cui tra l'altro non è certa l'esistenza e che, in ogni caso, ha fatto una brutta fine). Insomma, davanti a tanti "non identificati" parte lo spirito da CSI. Marito e moglie, dall'aria di manager abbastanza importanti da permettersi di arrivare a Milano alle 11 di lunedì mattina:
Lei: Chissà che cos'è... Ma secondo te ha a che fare con l'acquedotto?
Lui: va bene tutto, ma figurati, dai!
Lei: è che ci sarà qualcosa di fuso dentro... Magari sono fanghi per le cure di bellezza...
Lui: migliaia di litri???
Lei: beh, se distribuiscono in tante beauty farm...
Lui: secondo me è un depuratore e quella è... Hai capito...
Lei, delusa: no, adesso faccio una foto, la posto pubblica su Facebook e chiedo cos'è! Scommettiamo che qualcuno lo sa?!

Mantenendo la nostra costante ignoranza, arriviamo finalmente a Milano Centrale e posso andare a prendere il bus per Orio. Siedo pregustando un po' di Skunk Anansie e il panino al salame di mamma, quando un gruppo di liceali mi attornia. Sono indecisa se spostarmi o sfoderare i miei occhiali da prof dalle proprietà migliori dell'aglio per i cullen, quando l'inizio di una conversazione mi convince a restare ferma e immobile da pianta finta, per origliare meglio... Nota a margine: sono tre ragazzine di 15-16 anni.
Prima, con l'aria di sufficienza si chi la sa lunga: io glielo avevo detto che in acqua non si può fare...
Seconda: no? E perché?
Terza: ma sì, l'abbiamo studiato, qualcosa di fisica...
Seconda, ridacchiando: la spinta di Archimede? Uahahah, anche se forse...
Prima: non scherzare, guarda che lui ci ha provato in tutti i modi, ma non c'era verso...
Seconda: vabbè, chiaro, entra l'acqua, mica può entrare anche lui...
Terza: bella ciulata i film allora, sono sempre in queste vasche giganti...
Prima: ma fa passare pure la voglia, troppa fatica e poi mi sbucciavo le ginocchia...
Seconda: ma hai tolto il tappetino antiscivolo dal fondo?
Silenzio e lieve rossore.
Seconda: ahah più che pensare alle tue ginocchia pensa alle sue chiappe!!!!

Dite che il massimo volume dell'mp3 riesce a sconfiggere simili perle erotiche? Perché il rischio, poi, è di scrivere un nuovo capitolo di 50sbavature...

Contraddizioni in termini #AlgheroFertilia
Chicca finale di una coppia Sandra-Raimondo che ha condiviso il passaggio a Sassari da Fertilia.
Raimondo: abitiamo in zona del museo Sanna, ha presente? Con questo non voglio dire di aver sposato una cariatide...
Come non amare l'ironia tra sposini da 40 anni insieme? E fanno pilates 3 volte a settimana, uno di fronte all'altra. Non aggiungo altro, o anche il mio cinismo si commuove.

giovedì 11 ottobre 2012

Magnetofono antelitteram/28


Ci sono pezzi scritti mesi fa che hanno tutta  (e dico tutta) la natura del magnetofono, ma non avevo ancora avuto il coraggio di trovare un'identità... Ve li propongo in "magnetofono antelitteram". Questo è uscito su CriticaLetteraria.org nella rubrica CriticaLibera, un sabato un po' svagato di giugno 2012, durante un mio convegno a Messina.


Conference fever

Premessa: questo pezzo serve da spauracchio. Mentre lo scrivo, sto aspettando la mail col responso su una mia proposta d'intervento per l'ennesimo convegno del 2012. Perdonate i possibili cambiamenti repentini d'umore. Si astengano dalla lettura gli ansiosi, i nevrotici (e i moralmente retti). 

Convegni, questi sconosciuti. Sulla mia pelle lo dico: cambia sensibilmente prima e dopo la laurea. 

PRIMA (La febbre da cavallo, anzi, da asino) - Finché sei studente, i professori amici-di, colleghi-di (avversari-di, amanti-di, aspiranti-amanti-di) ti invitano caldamente a partecipare per mail, per telefono, nel corridoio, in coda in mensa... Se sono magnanimi, per farti resistere un intero pomeriggio inchiodato a una sedia in finta pelle, mentre fuori impazza una di quelle primavere terse-calde-piacevolissime (1), ti fanno promesse che non puoi rifiutare: una firmetta sul registro all'ingresso, una in uscita, e ti conquisti qualche credito! Si sa, la vita universitaria negli ultimi cicli di riforme è un sistema eliocentrico attorno al sole dei CFU: credito qui, credito là, o non passi l'anno. 
E allora ti inchiodi alla sedia, armato di Gatorade per resistere, le sigarette in tasca come valida scusa per una pausa (oltre al bagno, alla telefonata improvvisa, allo sconosciuto che passa fuori dalla finestra ma che sembra proprio il tuo migliore amico partito per il Kazakistan dieci anni fa...). All'inizio, sei tra i tanti che stropicciano tra le mani il pieghevole con il programma, passi e ripassi i nomi in scaletta, sperando di incontrarne almeno uno che conosci: ecco, un tuo prof, magari quello stronzo che ti ha bocciato all'esame, ma in quel momento diventa una rassicurante copertina di Linus. Almeno, sai più o meno prevedere di cosa parlerà, come lo dirà, se sarà stressante,... Per il resto, un elenco di sconosciuti. 
Provi a chiedere al tuo vicino di poltrona, così, per far conversazione, e poi è anche bellino, ma metà delle volte ti trovi uno più disinformato e menefreghista di te; l'altra metà delle volte, ahimé!, l'iper-informato. E forse è peggio. Perché ti attacca pure i sensi di colpa: parte in una filippica su tizio e caio, ti elenca la bibliografia di tutti, compreso del professore ordinario che pubblica dodici saggi al mese, e fa quell'odiosissimo sguardo con l'alzata di sopracciglia del tipo: davvero non li conosci?
Avvolto nell'improvvisa consapevolezza che fai pena, che ci metteresti un pomeriggio anche solo per studiarti il cv. di tutti quei professori, ti ritiri in un silenzio di finto raccoglimento e tanta fustigazione. Per dissimulare quell'inquietudine vaga che ti lancia in un abisso di mea culpa, di autoanalisi di momenti divertentissimi che avresti potuto impiegare per acculturarti (ma quando mai?), apri l'agendina o il quadernetto e intesti con la tua Bic la prima pagina: titolo del convegno, data, luogo e magari anche una bella sottolineatura, come per dire: ecco, da qui non mi schioderò tutto il giorno, ma imparerò tanto, tantissimo... Illuso! Ancora ignori che sono pochi i convegni (o seminari o conferenze) realmente UTILI, pochi quelli in cui i relatori si sono strappati i capelli per portare davvero gli ultimi risultati della loro preziosa ricerca non ancora pubblicata, moltissimi quelli che sposano le teorie del riciclaggio e ripropongono, per amore dell'ambiente (2), un contributo aggiornato (3) di una fondamentale ricerca da loro condotta trent'anni prima (4). Se tu sei giovane e senti per la prima volta questi argomenti, magari ci prendi anche appunti, ti esalti un attimo, almeno finché non controlli perché il tuo vicino secchione sta a braccia conserte senza prendere un minimo appunto. Qualcosa non va, pensi: sono più in gamba di lui? Sta pensando alla partita del Real Madrid mentre io corro con la penna a tempo di record? Poi lui ti guarda, e noti tutto il risentimento della sua occhiataccia; scuote la testa, in cenno di disapprovazione e commenta: "Questo saggio è contenuto nel volume miscellaneo del 1975, mah sì, quello curato da XY, è indecente che ancora lo ripropongano... Nel frattempo le ricerche americane hanno trovato che asdfnajklsn clan scdas..". E non lo ascolti più. La delusione è tanta. Chiudi l'agenda, guardi fuori dalla finestra la primavera di cuccaggio a cui stai rinunciando, ti attacchi al Gatorade, presto uscirai con la scusa del bagno-telefono-amico e controllerai il perfetto funzionamento del tuo orologio al quarzo. Tanto, lo sai, ancora cinque o sei ore e avrai i tuoi CFU...
I laghi salati di Ganzirri (impepata di cozze super!)

Reggio da Messina, senza ponte (che è meglio!)

DOPO (La febbre del Sabato Sera) - Se già sembra un mondo crudele, aspetta di vedere cosa succede dopo. Perché laureato e magari dottore di ricerca, assegnista o sa-Dio-cosa, la questione si complica e non hai neanche più la grande scusante dei CFU. Partecipi tua sponte, e parte la febbre. All'inizio sai che ti serve, perché hai quel cv. immacolato che scatena l'horror vacui anche nell'uomo del Duemila. Allora ti cerchi qualche convegnucolo, il primo che capita, non troppo grande per non spaventarti, meglio se con sessioni parallele (dunque, qualche centinaio di altri convegnisti, pochi ad ascoltare, al massimo cacciatori di CFU distratti,...), e vai. Fin da subito, però, capisci che qualcosa non funziona come l'avevi immaginato. Innanzitutto, aspetti quel "sì, vieni" in risposta dagli organizzatori come se fosse la proposta di matrimonio più allettante della tua vita: mail sempre aperta, refreshing ogni cinque minuti (facciamo tre), caffé alternati a camomilla e la stanza tappezzata di post-it che ti ricordano possibili riferimenti bibliografici (5), scalette disegnate anche sul piano della scrivania, e quei palmi delle mani sudaticci ogni volta che pensi "E se mi prendono e faccio una figuraccia?". Ecco, a questo punto lasciatelo dire: stai entrando nel pieno della patologia del convegnista, la febbre si avvicina... 
Poi ti prendono (mediamente ti prendono sempre in Italia, se il convegno è nazionale e con tanti posti, se i soldi per lo squallido buffet bastano e le tartine possono durare tre giorni in più, allora allungano le giornate, e via), e parte la follia. Ti senti investito della responsabilità più grande del mondo, sulle tue spalle l'idea che col tuo modesto contributo alla ricerca potrai cambiare quel che all'estero pensano dell'Italia, farti valere per la tua famiglia, la tua università, per il tuo sistema scolastico, per il Ministero della Ricerca, per... E sei già svenuto una prima volta. 
L'adrenalina ti fa partire a scrivere, cancelli e riscrivi, un lavoro di cesello fino a cinque minuti prima di partire. Trucco, parrucco e abito se sei donna; doccia (forse) e cravatta se sei uomo (6). Se è la tua prima volta, preparati: proverai ondate di simpatia per chiunque si interessi a te e alla tua ricerca, sarai investito da un trasporto quasi fisico verso ricerche altrui bellissime-geniali-comehofattoanonpensarci... Poi viene il tuo turno: mani sudate, ma recuperi la voce stentata dopo il primo gracchiare nel microfono. Pensi che tutti siano lì per te, breve delirio di onnipotenza che dura 15/20 minuti al massimo (tempo del tuo intervento - 7), e provi una felicità delirante quando ti applaudono. Vorresti fare il modesto, dire un "Via, ci mancherebbe" ai complimenti e invece... te lo godi! E qui, mentre stai per sederti e sentire il pezzo successivo, sai che la febbre è arrivata. Contagiato. Senza aspettare, ti colleghi dallo smartphone per vedere se ci sono altri convegni in giro, e persino un pezzo su un microorganismo importato dal Pakistan ti provoca immediate ispirazioni (poco importa che tu faccia scienze politiche o filologia greca). Pensi a quanto sarà bello andare a un altro convegno, conoscere tutti quegli entusiasti (li vedi così per i primi anni, poi mi assicurano che passerà), hai l'utopia che sia tutto ammantato di pura ricerca e velleità scientifiche... 
Poi arriva la cena comune. Di-sa-stro-sa. Crollano tutte le illusioni. Sì, perché i soliti guastafeste, più vecchi e disillusi, ti rivelano che Babbo Natale non esiste: che le cene dei convegni sono un'occasione per rimorchiare, che i complimenti sono spesso a denti stretti tra colleghi che non si sopportano, che le critiche si sprecano appena giri la schiena, che la domanda "Ma con chi ha studiato?" è tra le più pericolose in assoluto. Non ci credi, non ci puoi credere. La tartina con la maionese riciclata da tre giorni si fa amara nella tua bocca: ma non è il gusto, il problema, sono gli ingredienti che credevi davvero fossero diversi. Poi, però, sul tuo regionale scasso, con un libro sulle ginocchia, provi a fare un bilancio tra pro e contro, ti imponi di rimanere freddo davanti a quel bellissimo convegno proposto a Canicattì, dove serviranno ben tre giorni e due aerei per arrivare, e... via col Call for Papers. Ti pare, lo sai, che chiamino proprio te. E allora rispondi, ancora e ancora, e diventi una pallina da flipper per la penisola e oltre, ogni volta pronto a esaltarti e a farti deludere un poco, ogni volta entusiasta di portare un piccolo contributo alla ricerca, ogni volta armato di rimedi contro le tartine amare. 




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(1) le prime gonnelle in giro, i primi bicipiti un po' bianchicci ma scoperti dopo tutta la palestra invernale, i primi gelati perché tanto c'è il sole, i libri aperti/all'aperto che si chiudono con dentro qualche moscerino-ricordo, l'aperitivo tra una pagina e l'altra, un altro aperitivo tra una pagina e l'altra, e quel ragazzo che fa sicuramente giurisprudenza, ché porta il doppiopetto anche col caldo...
(2) leggasi: amore dell'ambiente umido e adagiato delle loro sinapsi a riposo e per non affaticamento degli ingranaggi inventivi.
(3) si sa, da Word 2003 a Word 2007 cambiano notevolemente i layout.
(4) quando il loro professore ancora era vivo e li bacchettava, o quando i bambini di notte non dormivano e l'insonnia faceva il resto
(5) improbabili, tanto capillari da calmare l'ego dell'improbabile saggista preso da un'improbabile casa editrice o rivista per un improbabile articolo...
(6) Le differenze si sentono, e non si parli di parità dei sessi in queste occasioni: persino le femministe più convinte si agghindano da matrimonio.
(7) Spesso che accade? Hai viaggiato un giorno intero per andare in loco, pagandoti b&b lugubri per risparmiare (o per far risparmiare l'ateneo, se ti rimborsano), per una decina di minuti di gloria, e poi ripartire con un regionale che fa tutte le fermate e ti dovrebbe far riflettere sulla poca pragmaticità del tutto... (Mediamente lo realizzi dopo cinquant'anni di servizio, me lo dicevano dei professori che conosco, ormai in pensione)

sabato 6 ottobre 2012

Magnetofono amicale/27

In vino veritas. 

Raccolta di citazioni da serate come tante altre, da amici NON come tanti altri:

Single o coppie potenziali




CINISMO PSEUDO-AMOROSO
Per uno #Stintino
  • Attese da dichiarazione: "Un tempo si aspettava la partenza per la guerra perché si dichiarasse. Oggi si aspetta che si inciucchi".
  • Single non per scelta ma reoconfesso: "Cosa vuoi? Pensavo di sposarmi, ma poi ho visto che ci sono offerte ottime all'Ikea anche se non sei in coppia".
  • Disillusa? No, lei dice realista: "Non si tratta di fare confronti con gli ex. No, perché i miei ex erano tutti degli stronzi, eh?, dei Siffredi ma stronzi. Qui, proprio il confronto non sussiste, in nessun campo". 
  • L'innamorata pazza: "Va bene che i suoi gli stanno restaurando una villa da tre milioni di euro, ma io mi dico: se è amore, non dovrebbe interessarmi, no?". Alla richiesta di spiegazione sull'uso del condizionale, affoga i pensieri nel suo Manhattan... 


DA: I PEGGIORI TENTATIVI DI FLIRT DEL 2012 (andati ovviamente buchi):
Long straight on
  • L'indeciso: "Sai, dopo tutto potrei anche tenerti". 1- dopo tutto che? Dopo che mi hai contato i punti neri e li hai raffrontati alla coscia da vichinga mignon? Dopo che mi hai sentito parlare di Corrado Alvaro e premi letterari per un'ora? 2- Tenermi? E dove, come? In ghiacciaia per le occasioni di malinco-ormone? 
  • "Mi ricordi così tanto la mia ex...". Dammi il suo numero, almeno la avverto e le spiego con che razza di potenziale maniaco-seriale è uscita...
  • Su Facebook, dove si vede perfettamente dalle mie info che sono italiana e vivo tra Pavia e Sassari: "Hi, I'm from Tokio: I'm wondering... Where did I met you? Probabily in that exciting party at Mary Jane's? Let me know". Mio caro amico dagli occhi stiracchiati, 1-ma cosa ti fa pensare che fossi a Tokio per una festa? 2-cosa dà Mary Jane ai suoi ospiti da bere e fumare? Complimenti, deve essere parecchio prodiga...
  • Detto a una festa in piazza, dopo esattamente 8 minuti di conversazione: "Oh abiti anche tu qui in Sardegna? Io sono di Cagliari... 230 km? Cosa vuoi che siano? Al massimo vengo lì e mi ospiti tu". Mi sembra ovvio (il vaffa' successivo). 
  • Tenere il segno
  • Il colto in spiaggia: "Oh, stai leggendo un libro in inglese... Che brava. Anch'io per un certo periodo ho letto dei libri in inglese, sai quelli che hanno l'editore con il gatto, in basso?". Spero di sbagliarmi: "La Black Cat?". "Oh, sì, ma poi ho smesso c'era da impegnarsi troppo...". Bene, bravo, metti NO. 

MISUNDERSTANDING (al primo sguardo, anzi peggio):
  • "Fai filologia moderna... cioè?... Oddio, libri?"
  • "Buongiorno... Oh, no, buonasera scusa, è che mi hai rischiarato" (WTF!)
  • "Ma sotto quel vestito lì metti il perizoma?" (o sei gay o sei al limite della coprolalia per quanto mi riguarda. 
  • "Scusa, credevo fossi la mia ragazza" (dopo aver controllato con la destra la sodezza della mia natica sinistra. Ballare ok, ma senza neanche la scusante del buio?!??!).
  • "Aspetto con ansia le elezioni, sai, secondo me torniamo alla monarchia ormai. Mia nonna ha anche tenuto una bandiera dei Savoia...". Che culo.
  • "Ma col lavoro che fai pensi di diventare una scrittrice come quella lì di Twilight?". Promessa di morte. 


Scultura moderna di vestiti da spiaggia. Soli.