Immaginate di avere la malaugurata idea di spendere il vostro venerdì pomeriggio non solo nelle usuali pulizie da massaja con sensi di colpa epocali, ma dopo i primi improperi per gli abiti autunnali tutti spiegazzati (e già vi vedete con la fascia di Rambo a stirare per ore, con serie tv a palla - e la sua stessa espressione, sì) e iniziate a fare promesse per il prossimo anno ("Giuro che stirerò tutto prima, poco per volta, così al prossimo cambio non mi troverò messa così male"... Ok, utopia). Poi accade qualcosa di singolare, mai accaduto prima: vengo contagiata da Marie Kondo, o forse il suo influsso pietoso arriva dritto dal Giappone. Ok, è ora.

Bene, per me questo è dolore allo stato puro. Sono una feticista del romanticismo: anche quando i vestiti smettono di andare bene, come se avessero un'anima, o peggio ancora, se portassero un'impronta degli eventi epocali che hanno vissuto, meritano di stare appesi nell'armadio. O, se proprio sono di taglie irrecuperabili anche dopo la dieta dell'acaro, possono stare ripiegate con grazia in fondo, dove nessuno guarda mai... E non da oggi, ma da sempre!