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venerdì 29 settembre 2017

Magnetofono amarcord/51

SO CLOSE, NO MATTER HOW FAR [antefatto]

Immaginate di avere la malaugurata idea di spendere il vostro venerdì pomeriggio non solo nelle usuali pulizie da massaja con sensi di colpa epocali, ma dopo i primi improperi per gli abiti autunnali tutti spiegazzati (e già vi vedete con la fascia di Rambo a stirare per ore, con serie tv a palla - e la sua stessa espressione, sì) e iniziate a fare promesse per il prossimo anno ("Giuro che stirerò tutto prima, poco per volta, così al prossimo cambio non mi troverò messa così male"... Ok, utopia). Poi accade qualcosa di singolare, mai accaduto prima: vengo contagiata da Marie Kondo, o forse il suo influsso pietoso arriva dritto dal Giappone. Ok, è ora.
Ok, guardatela bene: quanto può essere spietato un visetto così dolce, con un sorriso tanto aperto? Bene, se leggete i suoi libri sul potere del riordino, immagino il suo sorriso che diventa ghigno, gli occhi che si stringono ancora di più in un cattivissimo sguardo assassino. Il problema è questo: per me i suoi libri sono il terrore allo stato puro, o meglio il Giudizio Universale guardato dagli occhi di un'orientale ordinatissima, che pone domande destabilizzanti come questa: userò ancora questo vestito? Se la risposta è no, immaginate la fine che farà il vestito?
Bene, per me questo è dolore allo stato puro. Sono una feticista del romanticismo: anche quando i vestiti smettono di andare bene, come se avessero un'anima, o peggio ancora, se portassero un'impronta degli eventi epocali che hanno vissuto, meritano di stare appesi nell'armadio. O, se proprio sono di taglie irrecuperabili anche dopo la dieta dell'acaro, possono stare ripiegate con grazia in fondo, dove nessuno guarda mai... E non da oggi, ma da sempre!

venerdì 2 maggio 2014

Magnetofono milanese/48

M3? Famolo strano


#Spotify, keep me away from Magnetofoni!
Lo so, lo so, qui il Magnetofono si era un po' fermato. Batterie scariche? No, anzi! Ma arrivare a Milano e iniziare a lavorare lì - sì, sì, ho detto "lavorare", sono uscita dalla percentuale dei disoccupati under 30! - vuol dire aprire bene le orecchie sui mezzi pubblici e lasciarsi letteralmente inondare dai magnetofoni. Risultato? Al Magnetofono è girata la testa per un po' di mesi, ma adesso apre la nuova sezione "magnetofono milanese", ancora più pazza di quella di prima (forse?! Boh, ditelo voi).

Per cominciare, ho pensato a una raccolta di "incontri del 25° tipo in metropolitana". Vi garba? E proviamoci, dai... [le foto sono fatte da me, prima o poi mi picchiano - e hanno ragione]...


"Uèèèè, che fa un caldo oggi..."
Come si ciabatta bene in M3
Non ci son più le mezze stagioni, e ne parlano anche le amiche di Ciabattine, è una cosa risaputa. Ma quando sei sui mezzi pubblici in questo periodo, ne vedi veramente di ogni, perché chi parte al mattino ha freddo, e poi andrà via via spogliandosi... Non tutti hanno voglia del classico "effetto cipolla", e allora in questi giorni scendo in M3 a Rogoredo e, mentre soffia un vento da turbine siberiano, un aitante cinquantenne ciabatta con classico passo da Rimini dopo otto ore di sabbia (e un bagno catramoso, e otto ore di disco, e otto cocktail minimo, e otto ore di... no vabbè, mica sono tutti Sting). Sta lì con le sue infradito, una borsa da mare con tanto di stuoia che straborda da un angolo, gli occhiali da sole e il normale color bianchiccio malato da aprile.
Mi guardo attorno: una signora settantenne scuote un po' la testa, ma ha troppo l'aria di chi scende a Montenapoleone per andare a chiedergli se è impazzito. Un manager si stringe nel suo Burberry di annata (del 2000 a occhio e croce, la crisi arriva per tutti) e un paio di studenti ridacchiano.
Comunque non c'è bisogno di chiedergli niente, ché parla lui a un povero inebetito di FS, sceso probabilmente dopo il turno di lavoro:
"Uèèèè, che fa un caldo oggi che vado all'Idroscalo, mi sciallo [sic!] in spiaggia e poi voglio vedere chi mi trova in ufficio!".
La prima immagine che mi viene in mente è quella dei grandi assenteisti di "Fantozzi subisce ancora": avete presente? Ecco:

giovedì 23 gennaio 2014

Magnetofono librario/47

Il Magnetofono è fermo da un po', ma solo perché i pochi neuroni sopravvissuti stanno percorrendo km su cuscinetti d'aria, come quei treni giapponesi... Vabbè, ok, cominciamo. Volevo sprecare qualche parola (sempre troppe) e spezzare una lancia a favore di chi, come noi su CriticaLetteraria, si fa in quattro per recensire gratuitamente online. Sto diventando menosa? No, è che non si immaginano i backstage. Anche noi come i ballerini di danza classica, abbiamo la nostra pece che sporca le scarpette di seta, e anche noi abbiamo gli alluci valghi per le ore in punta di piedi tra le pagine dei libri. Qualche volta abbiamo applausi che ci siamo meritati, qualche volta silenzio indifferente (ahi), e qualche volta riceviamo... fiori. Ed esco dalla metafora.

IL TUO LIBRO E' UNA CRISALIDE (SE NON SEI UN PROUST 2.0)
Gli autori 2.0 secondo me ogni tanto hanno bisogno di chiudere il pc, guardarsi intorno, tornare alle sane abitudini di una scop... scoperta colossale come il ses... Sestri Levante - La Spezia, che è un treno bellissimo e offre un sacco di ispirazioni. Attraverso i vetri dei finestrini infangati puoi davvero sognare di tutto, prendere appunti e... e soprattutto capire che esiste un mondo oltre il tuo libro che, se ti va bene, venderà qualche copia in più oltre la cerchia familiare, e anche se andrà bene bene morirà dopo i soliti tempi sempre più brevi del ciclo editoriale.
Invece no. Allora pensi ai Book Blogger, che spesso hanno competenze (se non li scegli a manciate casuali) e tanta passione: non glielo fa fare nessuno di recensirti, no? Sono energie e tempo impiegati - difficilmente sprecati. E fin qui tutto bene...
Quando il/la Book Blogger, specie se ha una faccia di m... mentina come la sottoscritta e una passione smodata per i viaggi, inizia a parlare con chiunque ai festival librari, la fine è vicina. E qui parte la mia storia.

giovedì 10 ottobre 2013

Magnetofono istruito/43

#Pascale, salvami tu!
Per la serie: cose che non vorresti MAI sentire quando sei in un corridoio di facoltà umanistica. Come tutti i magnetofoni istruiti, rideranno soprattutto quelli che condividono la triste sorte di amare la letteratura, e di studiarla pure (vade retro!). Presto prometto un magnetofono hard sassarese e un magnetofono figlio della Conad (!).


Stavo aspettando il mio turno con quel piacevolissimo effetto "graticola" che tanti studenti universitari avranno provato, e che probabilmente continuerò a provare anche quando sarò vecchia, decrepita, pensionata - ah, no, scusate, era un'utopia (quale? capitelo voi), ma mi capiterà di incontrare un docente universitario. Una ragazza che sembrava condividere la mia stessa ansia parte a parlare, ignora il caro Antonio Pascale che stavo cercando di leggere, fresco fresco di cellophane, e parte con discorsi sconnessi. Decido di fare una domanda che mi sarà fatale: "Su cosa ti laurei?".
Ora, per fare il magnetofono bel bello, dovrei spiattellare qui tutto quanto, ma permettetemi di tenere alta la privacy, evitare che mi sputi in faccia qualora risulti riconoscibile (ecc. ecc.). E, anche se si riduce il divertimento, copro il nome dell'autore e lo stato di avanzamento della tesi [lascio speranza, insomma]. Il discorso-delirio è il seguente:

"Sto facendo la tesi su PincoPallo [nome d'arte, certamente]: ho iniziato a studiare la vita, perché la vita è umbè [= un sacco] interessante, e voglio cercarla nelle sue opere di quando era giovane. Le mie amiche mi hanno detto "PincoPallo? Iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii [il corridoio risuonava dell'eco del mitico gridolino sassarese], ma che sei pazza?", ma io penso di no, eh, che se uno guarderebbe [sic e sigh] la biografia con calma, si accorge che la vita di PincoPallo è lo specchio di come scrive. Senza la malattia della sua infanzia, non avrebbe scritto così, e io penso che questo va detto. Perché voglio insegnare ai ragazzi di oggi [ma chi leggerà mai la tua tesi? PS - i tuoi relatori sono over 10, lo confermo. E soprattutto, chi sei tu per insegnare a gente che ha qualche anno meno di te?] che la malattia può far cambiare. E poi tutti lo attaccano, mischino [= poverino], non capiscono che lui è così perché è stato malato. Ma io lo voglio proprio riabilitare, perché non è giusto...".

E chi legge più Pascale? Mi sono messa a contare il numero delle piastrelle, ed erano bianche, ma bianche bianche... E poi ho guardato il muro, e al muro c'erano appese foto di Maestri defunti, e m'è sembrato che scuotessero il capo, e che anche PincoPallo scuotesse il capo, da lassù o laggiù (relativismo). Poi sono scesa a prendermi un caffè, ho sbagliato e ho schiacciato il tasto per una liquidissima cioccolata, l'ho bevuta e mi sono scottata. E quando è arrivato il mio turno ho guardato per bene la stanza, per controllare che davanti a una simile moralista di oggi, paladina delle cause perse e degli approcci metodologici insensati, impressionistici e da oscena scuola storica deteriore, insomma che davanti a lei tutti i grandi non si fossero staccati dalle copertine dei Meridiani per andarsene. E sbattere la porta, certo. Perché a lei neanche Pascale darebbe un'attenuante.

martedì 23 luglio 2013

Magnetofono cittadino/35

Illusione: non perdere tempo

Il mondo è bello perché è (s)vario(nato)


Come non amare la Conad? h. 13 
Coda epocale, massaie che mi travolgono con i loro carrelli pieni (di offerte), e tamburellano nervosamente con le dita sul loro carrello (mai sentita la sinfonia disfonica dei supermercati?). Ho fatto la "spesa al volo", come dice il mio scontrino, che sarebbe un modo perfetto per non perdere tempo e sentirsi un po' batman quando si punta il telecomando sul codice a barre e si ottiene la lucina verde [non ho ancora capito perché sui sacchetti delle mele non funziona - mica è criptonite, e io mica Superman]. 

Insomma, sono in coda e quando è il mio - sudato - turno, appoggio tutto sul nastro trasportatore. Non faccio in tempo a risistemare il pane carasau che stava scappando con tutte le sue belle calorie dalla mia borsa, che la commessa mi arraffa letteralmente una mano e commenta:
- Oh, ma questo bello smalto verde è di quelli semi permanenti? 
#Stintino _ destinazione paradiso
Io, un po' incredula, scuoto la testa. Lei, incurante degli sguardi di tutti gli altri clienti, probabilmente disposti a lanciare una botte di acetone sulle nostre mani pur di farci smettere, prosegue:
- Perché io ho messo questo - e sventola le dita con un fuxia imbarazzante - è semi permanente, costa un bè e si vede già la ricrescita. Guarda, si vede? E da qui? - allontana la mano - e da qui? - la mette sotto la cassa, ridendo. 
Ho ringraziato tutti i santi noti e i beati prossimi venturi perché probabilmente c'era abbastanza zucchero nei caffè mattutini di tutti i presenti... 

On the way back home
Quale scusa ritenete più opportuna per infilarmi in un negozio di vendita e manutenzione di registratori di cassa? Me lo sono chiesta tutto il viaggio di ritorno, dopo aver notato il commesso a dir poco splendido sulla porta. Ho pensato di inciampare brutalmente sotto il peso degli acquisti Conad, e magari cadere dritta contro la vetrina, per accertarmi di non sprecare l'occasione, ma è una scusa usurata. Ho pensato di entrare dicendo "i miei conti, non tornano mai" e sperare in un aiuto dal cielo. O di fingermi interessata all'acquisto di un registratore di cassa per tenere il conto delle tasse condominiali, o pervertita per adorare il "ding" di quando si apre la cassa... Nessuna delle motivazioni mi ha convinta, vi dirò, e alla fine ho proseguito il mio km sotto il sole. Eppure, visto che devo tornare alla Conad almeno una volta a settimana e passo davanti al negozio... (si accettano consigli, magari senza conseguenti ricoveri alla neuro).

Fare benzina al Self non è nazional popolare
Non sta né in cielo né in terra (#Portoferro)
La stessa sera dovevo andare all'aeroporto di a Fertilia a prendere la mia adoratissima cuginetta. Come nella migliore delle storie, macchina striata da uccelli armati di notevole mira e un intero erbario sotto i tergi. Insomma, per farla breve, parto in ritardo e in riserva. Mi fermo al solito benzinaio di via Carlo Felice (perché non so come ma, se la benzina è oro puro, da lui costa come l'argento) e incappo in una macchinata di giganti spagnoli. Due metri per uno, a occhio e croce. Aspetto che si impossessino del pistolone e, dopo un breve e sconsolante confronto con la natura, si mettano a riempire la macchina. Invece?!??! Toccano tutti i tasti, senza farsi venire in mente di andare a pagare alla macchinetta.
Cordialmente, glielo spiego in inglese, e questi annuiscono, mi raccontano che sono in vacanza e che sono arrivati a Sassari per una gita. Una gita controcorrente, questo è certo. Intanto il mio ritardo si moltiplica, secondo su secondo, e anche la mia macchina post-striatura scalpita con tutti i suoi 52 cavalli - ronzini, vabbè. Il primo hidalgo continua ad aggirarsi e a scambiarsi messaggi sconsolanti con gli altri tre passeggeri: soldi? Dove? Ma gli euro si usano in Sardegna? Le carte di credito? Rispondo rassicurante, finché, allo spuntare delle terribili 21.30, perdo ogni ritegno, smetto di guardare la mia minigonna e preparo a mettere sotto le scarpe il mio orgoglio femminile per un po' di rispetto verso la puntualità (maschile) che è in me. 
Insomma, loro strabuzzano gli occhi e si consultano dall'alto dei loro 8 metri (2m x 4pirla). Che gli ho chiesto? 
- Datemi i soldi e faccio tutto io.
No, non realizzerò i loro sogni erotici con una pavese esportata, ma semplicemente infilerò con tutta la decisione dell'esperienza quella gran pistolona nella loro macchina e la rifornirò finché sarà piena. Di benzina, s'intende. 




domenica 23 giugno 2013

Magnetofono viaggiante/32

La Pelosa di Stintino. Perché? Tanto per farvi venire un po' di invidia


MORTO UN iPHONE NON SE NE FA UN ALTRO

Ok, il Magnetofono si è fermato a lungo, ma io no, ho continuato a viaggiare. Dove? Pisa, Torino, Pietrasanta, Genova, Milano, Alghero, Sassari,... Insomma, il solito tour con qualche extra. Se riprendo a scrivere, è perché dicono che la scrittura è terapia, e allora vi racconto che mi è successo, per elaborare... il lutto dell'iPhone 4S (sì, dimenticatevi quelle foto belline fatte a costo zero e postate in tre secondi sul blog). No, non si tratta di morte naturale (avrei fatto valere quella garanzia nobilissima dal valore di un 800 €), ma di morte violenta. Anzi, di quello che in gergo si chiama "furto con strappo". Lo so, anche a me veniva in mente un'immagine vagamente pervertita, ma niente di tutto questo: è quello che si dice scippo. Dalle mani, pure, ed è una beffa di cui non mi credevo capace (ma amo stupirmi).
Ho deciso di non fare il grillo parlante, e di lasciare che a raccontare sia la denuncia che, ahimé, ho dovuto sottoscrivere. Ahimé? Non capite perché un cotanto afflato di letterarietà e un lamento ottocentesco da damina di corte che ha perduto le brache? Mi sto solo mettendo in sintonia con lo stile della denuncia. Leggete un po':






Il solerte appuntato, scoprendomi dottoranda in Filo... (filo che?) Lettere, mi ha chiesto di controllare se ci fossero errori: "Sono un appuntato, le barzellette si sprecano. Non vorrei finire anche su Facebook". No, tranquillo: non su FB, ma sul Magnetofono. 
Insomma, avrei cambiato tutto, ma ho impiegato 2 ore per questo campionato di bravura burocratico-retrò: alla fine mi ha anche portato via la tristezza per la morte dell'iPhone. Almeno ho l'italiano, pensavo rileggendo. Adesso, da filo... (filo che?) letterata, preparo qualche esegesi della denuncia (ché si sa, in letteratura niente è oggettivo, no? Ho visto portare a convegni perfino Bella di Twilight). 


DOVEROSE CHIOSE (in rima, tiè)

[...] salivo a bordo del treno regionale che conduce sino a Pavia 
(la poetica meta pianeggiante richiede un arcaismo da fine dicitore. Tra zanzare e nebbia, si sa, si moltiplicano le ispirazioni liriche: "Va' a plà i pum", noto invito che edulcora fruttevolmente il più originario "Va' à dà via l'òrgan").


Giunti all'altezza di Locate Triulzi (notate la passione sconvolgente per le perifrasi, iniziate con "salivo a bordo") alle ore 15.35 circa (secondo più, secondo meno), mentre il treno si trovava in sosta (uè, ce l'hai una siga?) ed io (avevate qualche dubbio sull'eufonica da prima elementare?) ero intenta a  maneggiare il mio smartphone iphone 4S...
... no, scusate, qui mi fermo... "Ero intenta a maneggiare"??? Ma scusate, c'entra con il fatto che mi è stato chiesto subito, dopo nome e cognome, se fossi CELIBE, e poi un sorrisone al mio "NUBILE"? Insomma, bando ai miei giochi erotici con uno smartphone - pure esibizionista, no? Saranno prove di vibrazione ritmata... 
[bla bla bla]; (punto e virgola dal sapore vagamente gaddiano; rigone blu a scuola, per intenderci) due ragazzi di giovane età mentre transitavano al mio canto, lestamente mi asportavano dalle mani il telefono sopra citato
... Ok, non so se oso commentare una simile perla aulica: in pratica, se devo interpretare, questi  Ulissi camminavano perché io, novella sirena-dei-fossi-padani, cantavo una melodia tanto armoniosa da farmi ASPORTARE il telefono, che come una pustola mi portava a cantare. Forse si trattava di un lamento per la pustola da treno regionale in estate? 

Ultima foto del glorioso iPhone. Ei fu...
Immediatamente, cercavo aiuto tra gli altri passeggeri, ma non riuscivamo a fermarli in quanto gli stessi si davano alla fuga scendendo immediatamente dal treno. 

Un chiaro desiderio di rendere il dinamismo: l'iterazione degli "immediatamente" e l'angosciosa avversativa sicuramente permettono di considerare la sintassi zoppa come un ricercatissimo intrico pronominale da attribuirsi al caos della situazione. E poi, diciamocelo, scappavano tutti "al mio canto", e forse anche per la scoperta della pustola.


NOTE A MARGINE


  • Non ho mai detto che uno dei due avesse la maglia FUXIA: avevo detto rossa. Ma è stato così argomentato: "Ma no, il rosso non si usa più molto. Sarà stato un altro colore, che tu (immediato tu da celib-nubile) non hai capito perché eri shockata. Facciamo... fuxia". Davanti a un addetto ai lavori non oppongo resistenza. Il fascino della divisa (la immaginavo fuxia, in una visione onirico-strafatta) poi... 
  • Siamo arrivati alla definizione di "atletico" dopo questo dialogo: 
A(ppuntato): fisicamente com'era?
Io: prestante. Magro ma muscoloso.
A: un body builder?
Io: ma no, erano due ragazzi normali ma ben piazzati. A viso scoperto, questo forse vi può interessare per i filmati...
A: Ci interessa fino a un certo punto. Ma fisicamente... fisicamente com'erano?
Io: Mah, fianchi stretti, spalle larghe, media statura. Di più non posso dirle...
A: Insomma, due fighi. 

Dubbio: e se il "celibe" nella domanda iniziale non fosse un errore ma un lapsus freudiano?

"Al mio canto", #Alghero

IN CONCLUSIONE

Morto un iPhone non se ne fa un altro. Continuerò a pagare Tre per un abbonamento-fuffa su un modestissimo Samsung che ci permetterà di "magnetofonare" qualche foto modesta.
Ah, della denuncia, chiaramente, nessuna notizia. E sono passati 23 giorni, quasi 24. Aggravanti: ho appena comprato il volo per rientrare in Padania; quale sarà il treno? Stessa ora stesso vagone. Appuntamento con la giustizia fai da te (ovvero non tirerò fuori il Samsung e soprattutto non canterò).


domenica 14 ottobre 2012

Magnetofono viaggiante/29

Intercity 662 Pavia-MiCentrale 10.25-10.50
Orio transfert delle 11.45
Volo BG-AHO h.14.40-16.05

Ricominciare
Sapevo da subito che sarebbe stato un errore l'intercity per milano. No, non parlo dei 7.50€ per la tratta, che neanche una Bugatti brucia tanto, ma per la costrizione nei soliti bugigattoli a 6 dove sempre, e dico sempre, qualcuno pesta i piedi, qualcuno telefona e qualcuno puzza. Stamattina alle costanti di cui sopra si aggiunge una novità: la conversazione sociologico-ambientale su una massa d'acqua non bene identificata di un marrone rossiccio non bene identificato in una cisterna non bene identificata. Si sa che l'uomo è un animale curioso e votato alla sete di conoscenza, ma troppo poco incline al "so di non sapere", dopo un tale greco (di cui tra l'altro non è certa l'esistenza e che, in ogni caso, ha fatto una brutta fine). Insomma, davanti a tanti "non identificati" parte lo spirito da CSI. Marito e moglie, dall'aria di manager abbastanza importanti da permettersi di arrivare a Milano alle 11 di lunedì mattina:
Lei: Chissà che cos'è... Ma secondo te ha a che fare con l'acquedotto?
Lui: va bene tutto, ma figurati, dai!
Lei: è che ci sarà qualcosa di fuso dentro... Magari sono fanghi per le cure di bellezza...
Lui: migliaia di litri???
Lei: beh, se distribuiscono in tante beauty farm...
Lui: secondo me è un depuratore e quella è... Hai capito...
Lei, delusa: no, adesso faccio una foto, la posto pubblica su Facebook e chiedo cos'è! Scommettiamo che qualcuno lo sa?!

Mantenendo la nostra costante ignoranza, arriviamo finalmente a Milano Centrale e posso andare a prendere il bus per Orio. Siedo pregustando un po' di Skunk Anansie e il panino al salame di mamma, quando un gruppo di liceali mi attornia. Sono indecisa se spostarmi o sfoderare i miei occhiali da prof dalle proprietà migliori dell'aglio per i cullen, quando l'inizio di una conversazione mi convince a restare ferma e immobile da pianta finta, per origliare meglio... Nota a margine: sono tre ragazzine di 15-16 anni.
Prima, con l'aria di sufficienza si chi la sa lunga: io glielo avevo detto che in acqua non si può fare...
Seconda: no? E perché?
Terza: ma sì, l'abbiamo studiato, qualcosa di fisica...
Seconda, ridacchiando: la spinta di Archimede? Uahahah, anche se forse...
Prima: non scherzare, guarda che lui ci ha provato in tutti i modi, ma non c'era verso...
Seconda: vabbè, chiaro, entra l'acqua, mica può entrare anche lui...
Terza: bella ciulata i film allora, sono sempre in queste vasche giganti...
Prima: ma fa passare pure la voglia, troppa fatica e poi mi sbucciavo le ginocchia...
Seconda: ma hai tolto il tappetino antiscivolo dal fondo?
Silenzio e lieve rossore.
Seconda: ahah più che pensare alle tue ginocchia pensa alle sue chiappe!!!!

Dite che il massimo volume dell'mp3 riesce a sconfiggere simili perle erotiche? Perché il rischio, poi, è di scrivere un nuovo capitolo di 50sbavature...

Contraddizioni in termini #AlgheroFertilia
Chicca finale di una coppia Sandra-Raimondo che ha condiviso il passaggio a Sassari da Fertilia.
Raimondo: abitiamo in zona del museo Sanna, ha presente? Con questo non voglio dire di aver sposato una cariatide...
Come non amare l'ironia tra sposini da 40 anni insieme? E fanno pilates 3 volte a settimana, uno di fronte all'altra. Non aggiungo altro, o anche il mio cinismo si commuove.

domenica 23 settembre 2012

Magnetofono istruito/26

Sono io, non è la mia comparsa
Meditare la fuga
Avete mai provato la sensazione inebriante di organizzare un congresso? Bene, vi assicuro che bisogna armarsi di tanta pazienza, volontà, misericordia e tutte le altre qualità (cristiane e non) che potreste infilare in un libro didascalico post-tridentino. Ma, a parte questo, se avete un po' di cinismo, collezionerete una serie di esperienze irripetibili, prima e dopo, con cui controbilancerete gli incontri frustranti con chi non capisce che siete dottorandi di ricerca, ma vi tratta come l'ultimo barista nei peggiori bar di Caracas. 
Vediamo cosa posso dire... [premessa: visto quanto è accaduto di recente tra Carofiglio e Ostuni, temendo le possibili requisitorie degli italianisti, dichiaro fin da ora che ogni nome è del tutto casuale. Non si dica lo stesso dei fatti o, quel che è peggio, delle parole o dei pensieri, ma almeno in questi vorrei conservare un po' di sana libertà].
Mettetevi comodi. 

LA SAGA DELLE PUBBLICHE RELAZIONI
Il dramma parte da come si scrive a una segreteria organizzativa:
#PortoFerro. Quel che rasserena
  • "Gentile Segreteria, [...] La saluto caramente" ---> modello di Segreteria antropomorfa post-dannunziana. 
  • "La presente è per... [...] firma" ---> modello Walker-Texas-Ranger. Non saluto perché io non devo niente a nessuno... 
  • "[...] ho già scritto per sapere se c'è un videoproiettore. E' molto importante per me avere un videoproiettore o dovrei fare fotocopie a colori" ---> il dramma di chi prende 5.000 € al mese è fare 30 fotocopie a colori: ricordiamocelo, Zio Paperone ha salvato così la numero 1
  • "Sono vegetariana e vorrei sapere se posso partecipare ugualmente alla cena sociale" ---> partecipare è un diritto; visto che la cena si svolgerà in un agriturismo in cui il pezzo forte è il porcetto al latte, vedi tu se la tua quota di 35 € è ben riposta.
  • "Non riesco a trovare un aereo per arrivare in Sardegna. Mi può consigliare vie alternative?" ---> mio /a caro/a, esiste Skyscanner, grazie a Dio!, ma sono in una giornata d'espiazione per un peccatuccio non proprio veniale [sic] e dunque ti cerco tutte le possibili soluzioni dalla tua università, salvo poi ricevere la seguente risposta: "La ringrazio, ma non sono a (nome dell'università);  in realtà io vivo a XYZ e non ho la patente per raggiungere un aeroporto. Ha altre idee?". A parte segnarti, raccomandarti a tutti gli dei e fare l'autostop, non credo che dal tuo paese di XYZ (sito in alta montagna) partano traghetti...
  • "Soffro di problemi di ritenzione idrica. Vorrei sapere se in Sardegna vendono un'acqua in bottiglia consigliata e se ne posso trovare una cassa in hotel". ---> 1- sei una donna, benvenuta nel mondo della cellulite (tanto per chiamare le cose col loro nome); 2- siamo in Sardegna, non in Ruanda; 3- non sapevo che avessimo per ospite Madonna. 
  • "Porterò una chiavetta USB con un pdf da proiettare. Vorrei sapere se il vostro videoproiettore ha l'ingresso USB o devo procurarmi una riduzione internazionale". ---> Cosa?
Ma il meglio riguarda le love stories, di cui tanti mi avevano parlato. So la solita storia che tanti professori universitari, poco inclini alla monogamia, insaccano la loro sacra fede nuziale in tasca, ma ho sempre pensato che fosse per proteggerla dai rischi del metal detector, o perlomeno, per evitare in una giornata di sole, di accecare il relatore con il riflesso di cotanto oro... Bene, quando prenoti stanze, sappi che dovrai fare come le famose scimmiette di Rousseau, o almeno come NonVedo e NonParlo. Per NonSento, senti pure, ridi tra te e renditi conto di quanto l'età non c'entri nulla con gli intrighi amorosi o scop... Scoperte passionali... 

TELEFONATA #1: (dopo 10 giorni a chiamare un numero e a trovare sempre la segreteria telefonica)
Io: Scusi Professoressa, vorrei segnalarle che al (tal orario) non ci sono voli previsti su Alghero. Sia noi che il nostro autista siamo preoccupati, non vorremmo che perdesse il volo...
Prof.1: No, è che... Io sono già in Sardegna da alcuni giorni... Mi servirebbe solo un passaggio dall'aeroporto, perché sono ad Alghero...
Io: Se vuole, le mandiamo l'autista in città.
Prof.1: No, no, arrivo io in aeroporto, perché sarò lì circa a quell'ora per accompagnare a prendere l'aereo il mio... come dire?, compagno. 
Io (capendo che non è il caso di infierire): Va bene, non ci sono problemi.
Prof.1 (sentendosi in dovere? o per spirito femminile): Oddio, che poi, chiamarlo compagno è un po' eccessivo... Diciamo che parte, poi forse non lo rivedo neanche più!

In breve, tanto per non spettegolare, ho ricevuto le seguenti richieste misteriose:
La #quiete dopo la #tempesta
  • prenotazione di una camera sullo stesso piano di X ma su un piano diverso di Y, meglio ancora se X sta dietro l'angolo di un corridoio (buio?);
  • prenotazione a metà corridoio sullo stesso piano di Z e J, meglio ancora se equidistante;
  • prenotazione di una singola per la moglie e una singola per il marito, per non farci fare poi problemi per il pagamento della doppia. Faccio presente che, nel caso, non è un problema, perché basta saldare la differenza e ci sarebbe anche un certo risparmio. Dal silenzio, capisco che è meglio non insistere;
  • prenotazione solo a SS, perché poi a AHO ospite di un caro amico del collegio, con commento "sa, al collegio non si poteva far nulla. Ora possiamo anche uscire fino a tardi" (lo dico sempre, io, che le cazzate è meglio farle a 18 anni...)
Per evitare di essere licenziata mi fermo qui e non racconto le giornate di congresso. Vi basti sapere che avrei materiale per scrivere un libro intero, e quando mi sono rigirata felice tra le onde di PortoFerro, a chiusura di tutto, ho pensato che, al di là del lavoro, ci sono giornate amaramente divertenti. Quasi un peccato dover poi fare le persone serie (vd. foto iniziale).


mercoledì 5 settembre 2012

Magnetofono istruito/25

Quite ready to go


Sassari, Facoltà di Scienze (via Vienna)
04 settembre 2012, h. 9.30


Buongiorno (?) dal balcone
Dopo una notte passata ad aspettare mamme col biberon in mano e quattro ragazzi con la chitarra e un pianoforte sulla spalla (ma che tranquillante aveva usato Venditti?), tocca prepararsi, anche se la mattinata sassarese si annuncia lievemente velata di nubi. L'obiettivo strategico è chiaro: trucco e parrucco rapido, macchina e raggiungere il check point della Facoltà di Scienze, controllare che abbiano registrato il mio nome come Gloria (meditare un picchettaggio furioso se Giorgia o Ghigni, bomba subito se entrambi gli errori in una volta), e finalmente fare questo test di piazzamento d'inglese, per decidere se seguirò un corso di perfezionamento e un corso con capre a seguito, o nessuno dei due perché dopo l'idoneità ci sarà una poderosa corsa agli armam... No, all'iscrizione a numero chiuso...

Non sembrerebbe difficile, no? Eppure:
- ricordo di non avere ancora lavato i denti e con un unico colpo da maestra (sic!) sporco di dentifricio camicia e pantaloni; 
- decido per un look perditempo più complesso da preparare, un misto di maestrina dalla penna rossa, Sex&TheCity e Milano in trasferta;
- scopro che la siccità ha non solo seccato le spugnette dei tergi (utilissimi con la pioggia a caduta rapida e ripida sul parabrezza), ma le ha addirittura tagliuzzate alla julienne (che poi, ditemi un po', ma chi cavolo è 'sta Julienne?); dunque freno, accosto, tiro fuori dal portabagagli Glassex e Asciugatutto e inizio a pulire il parabrezza abbandonato per un mese quasi sotto un albero cinque stelle lusso, a guardare la grossa utenza ingorda che ha lerciato tutto;
- arranco con la testa fuori dal finestrino fino a via Vienna, ricordandomi solo dopo di non aver segnato il numero civico della facoltà, poi penso "Una sede come scienze si vedrà, no?";
- lascio la macchina dal meccanico per cambiare le spugnette e due lampadine che, chissà come mai, hanno smesso di strizzarmi l'occhio e inizio a girovagare;
- giro con sguardo di amara sorpresa attorno a un quartiere gigantesco di grandi strutture, decido di fermarmi e scopro che in poche centinaia di metri ci sono: Veterinaria, Chimica, Fisica, Veterinaria sperimentale (così mi dice uno specializzando con un pastore tedesco al guinzaglio più grosso di me, cui dice: "No, stai tranquillo, è solo una che si è persa", e spero non sia un cane da riporto...); 
- finalmente arranco sotto la pioggia nel cortile di Scienze, mi registro soddisfatta (il nome era giusto!) e inizio ad accusare con un po' di piacere masochistico la tachicardia da esame, che comporta i seguenti passi falsi:
  • controllo isterico dell'ora, da sincronizzarsi tra orologio, cellulare e iPhone (dimenticando che non dovrei sincronizzarli con loro, ma con gli orologi dei docenti che, chissà come mai, seguono sempre un fusorario speciale);
  • chiamata rapida alla mia famiglia (per assicurarmi che mi vorranno bene comunque o per sincerarmi di essere ancora in un mondo reale quando si parla di nonne rampanti, problemi di geometria o del rincaro della benzina...);
  • controllo a tutto il look con successivo ripensamento, pentimento e successivo "ma 'fanculo, va'";
  • foto per il Magnetofono (una cosa buona almeno!);
  • controllo dei miei futuri compagni d'esame... 
E qui viene il bello... Prendo posto un po' indietro, ma non per voler copiare (che senso avrebbe?, mi ripeto), ma solo per la famigerata ansia da prima fila. Intanto, continuo la lettura di una bozza di libro in inglese, per restare in tema, e mi lascio tanto avvincere da tornare alla Seconda Guerra Mondiale, ai servizi segreti e a una sospirata uccisione dello stronzo di turno che mi fa quasi saltellare sul sedile dalla felicità.

Poi arriva lei, a sedersi affianco a me. Capelli perfettamente curly, freschi di parrucchiera stantia, un set di penne da fare invidia a tutta la Bic insieme, matita con temperamatita a forma di coccinella (cancelleria superstiziosa, si può fare agli esami), due paia d'occhiali e tre antistress. Insomma, questa donna è come un aereo: ha tutto ridondante. Per la familiarità al Ryanair, mi tranquillizzo. Almeno finché non inizia a chiedermi:
  • se sono brava, perché certo, una che ha la borsa di Harrods non vuol dire che è stata in UK ed è stata presa da un attacco di conformismo globalizzato, ma sicuramente che è quasi madrelingua (?!);
  • insiste su cosa ho studiato, cosa faccio adesso e come mai proprio questo esame;
  • si offende un po' per le mie risposte evasive, ma fingo di non prestare attenzione a quanto stringe spudoratamente gli antistress (uno per mano e il terzo è sparito... Non voglio sapere in quale luogo inquietante);
  • mi racconta tutto il suo iter scolastico e l'avventura grama che l'ha portata lo scorso anno ad essere selezionata ma a non essersi iscritta in tempo. "Adesso", commenta soffrendo, "va a finire che non so più niente e non mi prendono neanche... E dire che avevo passato l'A2!". Penso a un'autostrada italiana, poi ricordo l'assurda nomenclatura dei livelli di inglese e mi rassereno: non ha ancora pensato a una forma originale di suicidio.
Intanto, la docente spiega come avviene l'esame, le 55 domande tra multiple choice e il completamento finale, tutte in ordine di complessità, fino all'eccellenza, e rimarca che "non serve a niente copiare, danneggereste voi stessi. A noi serve sapere non tanto quello che sapete ma quello che NON sapete". Mi lascio sfuggire un: "Esatto, chi copierebbe poi? Siamo tutti adulti", ma la mia vicina non sembra pensarla come me: "Copiare magari no, ma un confronto delle risposte... o qualche consiglio...". Capisco di avere vicino una ex-A2 decisa a marciare verso il podio (o almeno è lì che mi pensa, w Harrods, che dà competenze linguistiche babeliche) con il vecchio trucco del "guarda là cosa c'è" seguito da copiatura spasmodica di tutto l'answer sheet. Ed è lì che mi impunto e decido che difenderò l'intimità del mio answer sheet con tutta me stessa, a costo di macchiare di inchiostro la camicia rosina (seconda camicia cambiata in una mattina!).

45 minuti. Al 30esimo consegno, sconvolta dai tentativi biechi di copiatura a cui ho assistito (tre anni in 200):
Si occhieggia sui fogli del compagno con queste strategie:
- "Scusa, avresti un fazzoletto?"
- "Oh... Oh... Eh?" sguardo ammiccante dopo ripasso vocalico da un foglio all'altro, come a proporre un gemellaggio;
- "Se mi dai il foglio, dopo ti porto dove vuoi" (un po' equivoca e quasi da stalker);
- sguardo di panico dall'altra parte della stanza, sperando che il vicino faccia altrettanto e si distragga dal collo-giraffesco proiettato sul foglio;
- "Sai che in America hanno provato che i compiti fatti in equipe vengono meglio?" (un genio!);
- "Hai l'aria intelligente. Io non troppo. Controlliamo?". 

Fuggo disperata all'aria aperta, sollevata dalla fine dell'esame e con un "Va', è uscito anche il sole" in tasca. Mi sento più leggera, fumo una sigaretta immaginaria di felicità mentre chiamo un attimo a casa e invece scopro che:
  • mi hanno chiamato 2 volte dall'università (anche se sapevano che sarei stata fuori)
  • la macchina non era ancora pronta, ma l'ultima telefonata mi invitava (con tono convincente) a correre lì appena possibile
  • mi tocca iniziare a percorrere i 4,5 km che mi separano dall'ateneo con passi lunghi e ben distesi, soffrendo per la camicina rosa che rischia di tramutarsi in un porpora poco signorile a furia di corricchiare, alla bella giornata che mi aspetta (con rientro dopo le 20) e a quella cavolo di parola che ho inserito poco furbamente e che mi trivella la testa... 
La camicia rosina, vittima della situazione.
Io speriamo che me la cavo. 



sabato 1 settembre 2012

Magnetofono viaggiante/24

Il potente mezzo

Volo Ryanair Orio Al Serio - Alghero
31 agosto, h. 19.25

Quasi tutti i Ryanair hanno ritardo: "L'Ibiza partirà a ora indeterminata: si invitano i viaggiatori [né cortesi né gentili] ad avvicinarsi al bancone degli imbarchi col voucher per ricevere un buono pasto":
1- meglio un "buon pasto"
2- date le lowest fares di Ryanair l'ipotesi 1 diventa utopia;
3- sarà una strategia provata e riprovata per mettere a tacere le lamentele (o per far strozzare i più animosi col famoso rospo in gola).

Comunque, il mio Alghero ha solo 10 minuti di ritardo, passati cheek-to-cheek con la squadra di pallanuoto di Milano in trasferta per una partita a Capo Caccia. Do dei polentoni ai più simpatici e non faccio che socializzare coi loro 2m e 90kg di muscoli. Penso di aver trovato l'America ma una pioggia torrenziale ci separa lungo il tragitto a piedi per salire a bordo. Proprio così: usano sempre 'sti pullman quando vorresti sentire la brezza primaverile salire dall'asfalto della pista e con la pioggia battente no?!? Già pregustavo il guizzare dei muscoli di quelle braccia attorno alle maniglie del pullman... Pazienza, mentre mi attorciglio la sciarpa di seta attorno alla testa (tenendo ostinatamente gli occhiali da sole per sembrare una diva anni '50), scopro che il mio trench pagato una follia becera (erano i tempi in cui vivevo di mance, non sapevo che fatica per guadagnare!) non è impermeabile.
Raffreddata in qualunque bollente spirito, diventata ormai testimonial dei capelli effetto seta-bagnata, mi siedo in zona pallanuoto, ma vicina al finestrino, perché già sogno di vedere il tenero 737 che buca il temporale. Almeno un tramonto!

"È libero?".
"Sì, prego".
Dovevo dire di no, che il mio amico invisibile occupa due posti perché è americano e vive di Burger King, o inventare una qualunque patologia cronica da asfissia... Invece, il viaggiatore con pantaloni mimetici e tshirt a righe blu mi sceglie come scaccia pensieri e racconta che:
- fa l'idraulico a Milano e adesso che stanno tornando tutti lui si prende le ferie. Lui è rimasto (medaglia al valore?) quando tutti i colleghi lasciavano poveri lavandini a perdere e mogli sole (?);
- ha la casa a Stintino da vent'anni, là bellissimo ma non c'è niente da fare. , i locali sono pochi e c'è sempre da far km. Meglio chiudersi in casa e trombare, che poi, si sa, il mare concilia;
- butta là se non vado mai a Stintino di sera e io casco a chiedere perché dovrei, visto che ci sono due bar in croce. Lo sguardo da mandrillo mi suggerisce di cambiare argomento al volo.

La conversazione viene interrotta da uno Strap-Strap poderoso dal sedile davanti, seguito da un commento di madre orgogliosa:
"Ma amore, ma quanta ne hai fatta!".
Io e l'idraulico ci scambiamo un'occhiata di disgusto allibito e invochiamo l'arrivo di una hostess incazzosa, magari dell'Est, meglio se con uno dei salamini che vendono a bordo, ottimo se usato come bacchetta punitiva. Invece, attirate dalla puzza, arrivano due inglesine che rammentano (sic! Hanno imparato da TrenItalia) che i bagni hanno il fasciatoio. La madre le lascia passare e ricomincia la sacra pulitura, per poi tendere alle hostess pannolino e salviettine un po' meno fresh e molto meno clean.

Davanti a tanto, l'idraulico prova a buttare lì di offrirmi una cena, o almeno un passaggio a Sassari (giusto quella 50ina di km di deviazione!), tanto guida suo padre (pure?!). Mi invento un gatto geloso e un fidanzato da sfamare, con chiara confusione ma non capisce e sono salva. O quasi: aspettiamo di vedere l'atterraggio!
Ricordi di #Bosa più che motivanti
Finalmente, traballanti e puzzolenti, arriviamo in semi picchiata per rispettare il primato ryanair dei voli in orario. Cosí rimestata, saluto l'idraulico e ricevo i miei 10kg di bagaglio a mano dalle possenti braccia del nuotatore. Si scende: i ragazzi hanno fame, mi chiedono un buon ristorante di pesce ad Alghero. Mabrouk, senza dubbio. Buttano lì qualche ottima scusa perché li accompagni e sto per accettare quando vedo il mio autista già lì per riportarmi in città... Sfumano davanti ai miei occhi i sogni di aragosta alla catalana lanciata da un giocatore all'altro. Li saluto e salgo tristemente sul pulmino; lascio che (non so come) il mio autista parli di grappini bevuti al freddo delle piste trentine, di come scende che è un piacere con -27 gradi, del sapore e degli effetti benefici su corpo e spirito. Mi butta lì un'offerta di filuferro per festeggiare il mio rientro.
Cielo bigio, maestrale, volo sofferto, un'ottima lasciata-persa?! Filuferro, e che anneghi anche l'inconscio.

(back to Sardinian House - or Home?)

domenica 26 agosto 2012

Magnetofono cittadino/22

Dal Nelsen piatti sbirciare coordinate di fuga
(Sant'Angelo Lodigiano, Iper-Famila, domenica mattina, h. 11)

Al supermercato, la domenica mattina, non si va a fare la spesa. Ben inteso: i carrelli si riempiono a colma perché fa allegria (in questo periodo di crisi non si riempiono di Moët  ma di carta igienica, tanto si fugge ugualmente l'horror vacui del medio consumista). I carrelli si riempiono, ma si va soprattutto a cercare la conversazione, che ci siano conoscenti o no. l supermercato ha oggi quella funzione d'aggregazione e di sfilata (e di gossip?) che aveva un tempo la chiesa di paese. Anche gli odiatissimi compaesani lì meritano un sorriso e un "cosa cucini di buono oggi?", perché tanto, spariti dal settore surgelati e passati agli affettati, si possono subito lasciare commentini acidi del tipo: "Cucina topi morti, non senti che odore da casa sua, a passare di là? E quel suo povero figlio Giorgio, sfido io che va male a scuola!". Sono i momenti in cui le mogli sussurrano di più all'orecchio dei mariti, e dubito  che siano promesse sconce per il post-arrosto domenicale.

Ma il vero problema, è che per qualcuno la domenica mattina è l'unico giorno settimanale per fare la spesa, e se ne frega della permanente della sciura balénga, sia della borsettina firmata da esporre almeno una volta per suscitare l'invidia di tutte le tardone presenti che litigheranno presto coi mariti, ma litigheranno per sussurri all'orecchio, trasformando così i settori del supermercato in un continuo sussurro misto-occhiate al veleno da spionaggio nostrano.

E allora, come sopravvivere ai perdigiorno, ai parlottatori da bar ormai trasmigrati (perché in fondo, con la crisi, con 3,29 € di Lavazza quanti caffè fai? E poi hai anche un po' di aria condizionata gratis, ché al bar non sempre c'è...), alle mannequin mancate sulle loro passerelle di tappetini del bagno in offerta? Risposta comprovata da anni di tentativi: non si sopravvive. Non resta che fare la coda e aprire bene le orecchie...

In coda alla cassa
Sogni di fuga, a pochi km
Marito e moglie borghesucci incontrano una conoscente dall'aria sfatta, in pantaloni a tre quarti stirati probabilmente lo scorso inverno:
Moglie di Marito&Moglie: "Oh, sapessi, Annabella [!], ci siamo presi uno spavento... Lui sentiva male a quest'occhio, no?, e alla fine era una congiuntivite, allora l'ho portato al pronto soccorso, e ci hanno fatto aspettare tipo tre ore, perché lui non era un codice rosso... Ma dovevi vedere che colore aveva l'occhio, era rosso, rosso eccome...".
NonStirata: "Forse c'erano casi più gravi, sapete, gli incidenti...".
Moglie: "E insomma, ce l'hanno operato. Povero marito mio, operato. Ormai sono passate due settimane, e hanno fatto un bel lavoro, eh? Non ha neanche avuto bisogno della fischioterapia".
(casi così fanno pensare che la sanità dovrebbe smettere di essere pubblica).

Dal tabaccaio:
Io: "Vorrei una ricarica Vodafone da 15€...".
Tabaccaio: "Ma no, prendila da 5, e il moroso ti chiama lui. Bisogna farsi desiderare dagli uomini!".
Io, fingendo di non sentire: "Va bene da 15, grazie".
Tabaccaio, chiamando la sua tardonissima madre: "Mà, vero o no che è non bisogna chiamare troppo gli uomini?".
La madre, ottant'anni per ottanta chili: "Un menga... Con le mezze seghe di oggi, se non li chiami tu per dargliela, non ti rispondono neanche se gli fai te la ricarica".
Saggezza popolare.
(E comunque ho comprato la ricarica da 15 €...)

Sollievo finale. Ogni curva porta a una svolta.




sabato 18 agosto 2012

Magnetofono viaggiante/21

Da qualche parte, sul FrecciaBianca da #Desenzano a #MiCentrale
(Treno FrecciaBianca Desenzano-MiCentrale: h. 14.22
Treno IC MiCentrale-Pavia: h. 16.05)

Da un pallosissimo viaggio in Frecciabianca di un'oretta, senza grandi colpi di scena: 
  • uno sfattone overaged con una magliettina rosa (aderente sulle prove di troppa Vallelata mangiata a rallentatore) racconta del suo Ferragosto passato a Desenzano al Coco Beach con "tipe troppo intrippose" [sic], che "oh, vedere come mi squadravano di brutto... ma io non gliel'ho dato, perché il treno oggi era presto!". Nota a piè di pagina: 1) il treno è alle 14.22; 2) per una notte di sesso gratis con "tipe intrippose" (e nota il plurale), caro magliettina rosa, si può anche fare un after; 3) soprattutto: ma quando ti ricapita?! 
  • Il deserto dei binari non corrisponde
    al casino di #MiCentrale
  • due sciure moderne discutono di griglia e di mariti a Ferragosto: "Gino va a prendere da bruciare un po' di carta per fare attaccare il fuoco". "Ma la puzza? Il mio Ermanno ce la fa senza". "Mah, no, dipende da che tipo di carta bruci! Una volta mia suocera voleva buttare la pellicola del pollo, figurati tu! Adesso il Gino usa la carta giusta, quella delle riviste. Dice che brucia i vestiti di Glemùùùr [sic] e del Vanity, perché è contro la moda". Un momento di pausa e l'altra: "Ma non lascia giù la stampa? Sai, la carta patinata...". "Macché, tutta salute! Una volta le patate al cartoccio avevano le macchie leopardate di D&G".
Sul secondo treno, raggiunto di corsa da un binario a un altro lontanissimo, facendomi spazio tra centinaia di viaggiatori in transito, raggiungo il desertissimo intercity per Pavia. Anzi, per Livorno Centrale: e la tentazione è tanta, visti i miei viaggi liguro-toscani degli ultimi mesi. Dopo aver controllato per acribia (non so neanch'io che vuol dire, ma suonava strano e abbastanza ballista) gli orari di arrivo a tutte le stazioni intermedie, scopro che il mio ottavo vagone non esiste, né il nono. Dunque, ritornare indietro alla 4 o alla 2; siccome siamo tutti italiani, dopo aver percorso 10km in cerca del vagone 8 o 9, quasi fuori dalla cupola di MiCentrale, ripieghiamo sulla 4, anche perché la 2 è un miraggio che ci porterebbe a spendere altri 2€ per una bottiglietta di Gatorade alla macchinetta, più un numero x di calorie per una Fiesta, che speri ti faccia smettere di non-vederci-più-dalla-fame (di condizionatore). La sottoscritta prova a fare la furbata: quanti riempiranno la carrozza 6? Dai, pochi-pochissimi il 16 agosto, e poi devo scendere alla prima fermata, che sarà mai? Come previsto, vagone deserto. Ma come non previsto, una viaggiatrice approda allo stesso vagone deserto, e si ferma proprio davanti a me, al mio ipod sdraiato comodamente e sottocarica, al mio zainetto appollaiato sulla cappelliera, alla mia borsa sdraiata sul sedile affianco col mio giubbotto di jeans. 
Egocentrismi storti
"Scusa, ma avrei questo posto". La guardo, tra l'incredulo e il sospeso, in attesa che commenti qualcosa come ma mi siedo qui di fronte, non cambia niente. Nulla. Silenzio d'attesa che mi levi dalle sacrosante. Butto lì un "hanno staccato due vagoni, siamo tutti costretti a ridistribuirci, sa com'è...". Ma dal modo in cui abbassa gli occhiali da sole sul naso e dallo sguardo strabico, capisco che la natura ha già fatto abbastanza per incattivirla e non voglio certo che sperimenti su di me lo sfogo delle sue insoddisfazioni. Raccatto tutto in dieci secondi e filo alla 4. 

UNICO VAGONE SENZA ARIA CONDIZIONATA
Qui, scelgo (fortunatamente?) di sedere di fronte a una coppia anzianotta. Lei si sventaglia furiosamente con il biglietto del treno, lui usa il suo biglietto per canalizzare l'aria (finta) in uscita dalla griglia verso la moglie, e sfodera di tanto in tanto un dolcissimo sorriso bucato (due denti in alto su sedici o simili). E in pieno accento livornese, senza chiedere iniziano a giustificarsi:
"Sai, noi si viene da una vacanza a Nord, e questo caldo qui non lo sapevamo...".
"Diglielo, Dario, non una vacanza a Nord, ma a CAPO Nord, maremma a te! Quando dici a nord sembra che sia in Val d'Aosta... Signorina, con quel che abbiamo pagato, vale bene dirlo, no? Dieci anni per andare a Capo Nord". 
"Sai quante creste sulla spesa?".
"E un freddo... Da avere la giacca a vento, e anche il cappuccio, ma il cappuccio su... E adesso Milano, 'sto caldo qui e si sta a fa' 'na sauna...". 

C'è sempre chi è messo peggio. Basta ricordarlo. E a me, per dirla tutta, un po' spiaceva scendere....


venerdì 17 agosto 2012

Magnetofono viaggiante/20

Il Porto di Salò al primo tramonto. Barche che non avrò mai.

(Ferragosto 2012, Salò - BS)

Piazza di Salò, Concerto di Ferragosto. Il pubblico è così variegato e poco music-oriented da apprezzare appieno il mix furbastro dell'orchestra: Rocky, riarrangiato con la ripetizione in un gigionissimo loop del ritornello arcinoto, fa a pugni con Benny Goodman memories, un pezzo nuovissimo come Pilatus sta vicino alla Leichte Kavallerie. Mentre una percussionista iper-bresciana cerca (invano) di lottare contro il ritmo travolgente di un travolgente samba, nel pubblico ...

  • qualcuno non ce la fa più, scavalca le diecimilapersone compresse tra file di seggioline disposte con decrescente spazio vitale per le ginocchia o fa alzare intere cordate familiari (bis-nonni compresi) per raggiungere la fantastica Casa del dolce, gelateria notissima che attira gli abitudinari e, dai richiami subliminali dei coni in uscita, attrae i novellini; ne escono palle gelate e colanti che sfidano la legge di gravità, su parigine croccantissime, che col crick-crock rinvigoriscono la veste ritmica del brano;
  • la vecchietta dietro di me intona Va' pensiero, supportando le tre corali, riunite per l'evento da un pazzo direttore (ma non sa che rimescolare le voci di paesi vicini è come proporre una cena di beneficenza a palestinesi e israeliti?). Il testo della cover ultra-settantenne suona più o meno così: "va' pensiero sull'albe dorate, qui si posa e non vola la rosa..." fino all'insuperabile richiamo, di chiaro stampo padano: "al padrooooon!" (cit.).
  • una bambina odiosa, sette anni di prepotente preparazione musicale, scuote la testa a ogni attacco e fulmina la madre che, strozzata da un lembo di uno dei fazzolettini gelatofori, tossicchia educatamente per sopravvivere almeno fino alla maturità della suddetta critichina musicale (mamma, proprio sicura che ti convenga?). Scontenta per il fastidioso cof-cof materno, la piccola assesta gomitate a destra e a manca, con particolare gusto per le ginocchia faticosamente accavallate nel vano vitale tra due sedie (leggasi: ginocchia della sottoscritta);
  • una coppia di chiari amanti della musica, in coda per La casa del dolce, incontra una conoscente, lì seduta da tre ore prima del concerto, per accaparrarsi un posticino con una buona acustica. Scoprendo che tra i musicisti c'è anche un amico comune, la coppia s'interessa, quasi all'unisono (irrompendo su un pianissimo dell'orchestra): "Ma lì su quelle sedie quanto si dorme bene da 1 a 10?";
  • un appena post-neonato verifica tutto l'alfabeto (noto e non) sulla spalla del padre, che prova a zittirlo e nella pausa tra un applauso e l'attacco del nuovo pezzo commenta: "Corpu d'un canaja" (chiaro vezzeggiativo padano che ben si sposa con le migliori tecniche educative) e abbandona la piazza inciampando nell'unico marciapiede;
La piazza del concerto #Salò

Ma anche i residenti che hanno finestre aggettanti sulla piazza sono chiaramente molto felici di condividere il concerto ferragostano dal comodo divano di casa:
  • uno, sul fondo della piazza, si affaccia a guardare che sta accadendo: torso nudo, comodi gomiti sul davanzale, e cellulare in cui sputare sentenze che, per un gioco di echi, rendono cantato - rappato - un pezzo di Tchaikovsky. E non capisce che tutte le teste alzate in sua direzione non stanno rimirando i suoi pettorali... 
  • da una finestra che si affaccia sulle ultime file e sui tanti coraggiosi ascoltatori in piedi, un bontempone decide di non privare i presenti del tradizionale gavettone di Ferragosto. A spruzzate regolari, complice il buio assoluto della sua casa e un poderoso vaso di gerani sul balcone, asperge la folla di un liquido non identificato. Segue sdegno e un vociferare da gossip, sottovoce, indignato e divertito. Forse il benedicite contava di guadagnarsi un TT (= Trending Topic) su Twitter?!
Quando, dopo un numero imprecisato di Bis-Tris-Quatris..., l'orchestra e i cori riuniti abbandonano l'affezionatissimo palco, si raccolgono senza dubbio commenti entusiastici tra la folla in più o meno regolare deflusso:
  • "Certo che quel pezzo là, quello di Rambo, secondo me era il più forte" (era Rocky);
  • "Mi sa che ho mangiato troppo gelato... No, non passiamo a bere qualcosa, andiamo dritti al cesso";
  • "Se chiamavano i Pooh, a me mi piaceva di più; a Gigi D'Alessio, qui in Padania, invece gli sparavano di sicuro";
  • "Folkloristico" (significativo quando i pezzi vanno da Bernstein a Bonfa...);
  • "Mmmm... A Milano lo sentivo senza dubbio meglio. Incivili, questi". Risposta pratica del santo marito: "Sì, ma l'ultima volta a Milano hai speso 120 €, qui è gratis";
  • Ottica di Monti applicata alla musica: "Non ho capito una cosa: ma chi paga tutti quelli lì? Secondo me un paio coi corni (!) si potevano anche licenziare".
Un po' la signora milanese aveva ragione: all'Auditorium avremmo trovato acustica, exploit, selezione di brani e comodità migliori. Ma dove avrei raccolto materiali così magnetoFILI?

#Lugana, the day after, a dimostrazione che i gavettoni di imprecisate
sostanze liquide temprano lo spirito e il carattere. Si sopravvive
per una super brioche-cappuccino alle 8.

sabato 11 agosto 2012

Magnetofono spiaggiato/17

Famigliola sarda con bellissimi bambini al seguito arriva dopo 2,5 km di passeggiata tra le dune. Davanti, papà con il simbolo del potere: la borsa frigo GiòStyle delle dimensioni di un bagaglio Ryanair, con tanto di rotelle e manetta da trolley (utilissimo per sfidare l'attrito delle dune) e l'ombrellone super pieghevole, reclinabile, inclinabile, resistente a vento testate bambini che spallettano lì a due passi. Dietro, i bambini con le loro borse dei giochi. Appena dietro la mamma, con borsa di asciugamani e tutti i possibili cambi del giorno (sono usciti: costumi, mutande di cotone per bimbi e un po' meno bimbi, accappatoi, prendisole da mattina, da mezzogiorno e da pomeriggio ventoso, più un angosciante sciarpa di lanetta che è stata meglio impiegata ad allontanare (leggasi accoppare) le famigliole di vespe ficcanaso. Sistemato l'accampamento, parte lo spargimento coatto di crema, sui toracetti dei bimbi che, come tutti i bimbi, sparano in avanti delle panciotte inventate per l'occasione da far testimonial per pesoforma. La bimba protesta per la crema (azzurra) in faccia : "Ma mamma, se il sole vede questa faccia qui, ci gira al largo".
La mamma, mentre massaggia la faccina senza ascoltare, chiama l'attenzione dell'altro: "Antonio, hai visto la bassa marea?". Non trova do risposta, ripete. Antonio: "Ah, ma', già lo so! È da dietro le dune che lo ripeti. Ma che sarà mai? Manca solo l'acqua per nuotare". Babbo intanto semina tutti per potersi fare un tuffo, ma dura poco, giusto i 5 minuti di spargimento intensivo crema; poi è chiamato all'ordine. Dalle 12 alle 17 i bambini sono suoi, senza pause. La mamma fa sudoku. Forse la mamma ha fatto gli straordinari del venerdì sera? O nell'enigmistica cerca una compensazione al sabato notte ancora tutto da vivere?

Cose strane avvistate: donna (?) che fa il bagno con cappello militare calato sugli occhi; anzi, sugli occhiali da sole. Molti topless di armadietti che ammoscerebbero a qualunque maschio un cattivo pensiero e fanno desiderare alle sirenette vestite di slacciare qualcosa tanto per evitare suicidi ormonali di massa. Al contrario, parecchi ridenti palestrati di ogni erà in slippini osceni per chiunque ma perfetti sul loro tripudio di inverno a faticare.

(Spiaggia di Porto Ferro, di nuovo, 11 ago. 2012)

giovedì 9 agosto 2012

Magnetofono spiaggiato/15


Angolo dedicato ai proprietari di cani dalle dimensioni vitellesche.
Il primo: "Guarda come si annusano...".
La seconda: "Beh, i cani lo fanno tutti".
"Sì, ma secondo te adesso che è stato in mare tutto 'sto tempo, che odore sente?".
E prende a sniffare il suo cane, dalla testa, alla coda (!). L'altra, visibilmente divertita: "Dubito che tu abbia lo stesso olfatto loro... Ma se vuoi provare ancora...".

Intanto, dramma familiare. Una famiglia di Belluno, visibilmente allegra per il bel mare-sole-tranquillo,mapropriotranquillo venticello, addenta bullandosi un po' di frutta. Il padre alla ragazzina:
"Marina, non hai ancora imparato che non si butta via niente della frutta?! Guarda papà, si lascia giusto il torsolo della mela, si fa così...". Segue un rumore atroce che fa girare tutti, cani compresi. "Oh, cazzo, il dente...". E si sciacqua la bocca sanguinante nel mare, perché per la moglie "il sale disinfetta tutto". Poco importa che ci siano a due passi tre grossi maremmani...

Ma ognuno fa quel che può per liberarsi dei consorti.


Ognuno ha il segnalibro che si merita


(8 agosto 2012, Porto Ferro, fatti non pugnette).