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martedì 8 luglio 2014

Magnetofono milanese/49

Strade ferrate e finestrini  che piangono terra
(no, non è un miracolo) #Milano-Pavia

Ci sono cose che volentieri ti eviteresti, come una birra sgasata mentre l'Italia perde ai mondiali, o un perizoma di pizzo nero sotto un vestito trasparente a un matrimonio di ipercattolici. Insomma, non facciamola tanto grave. Certe conversazioni in treno vorresti proprio evitare di sentirle però, perché già si rischiano trombe d'aria in Pianura Padana, poi avrai pure qualche legge di Murphy verificata, o una tassa più indigesta delle altre, no?! O un sogno erotico con cui trastullarti (vi giuro che il verbo esiste!)...

A volte non vuoi sentirle, le conversazioni, ma ti ci costringono con un tono di voce pari alla Callas in versione litigio telefonico. Così oggi questa ragazza decide non solo di occupare abbondantemente due sedili del regionale, ma anche di allietarci con una conversazione che non ha limiti (né di decibel né di scelta lessicale, ma...). Peccato aver perso l'inizio, ma immaginatevi questi cento e qualcosa chili portoricani che si alzano di colpo in piedi nel centro della carrozza e iniziano a declamare, stentorei. L'intelocutore? Il suo cobertor de orelha (che è l'amante, non un passamontagna con paraorecchie):

venerdì 31 agosto 2012

Magnetofono viaggiante/23

31 agosto
Stazione di Bergamo, h. 17
Orio al Serio, Imbarco 12, BG-AHO

Sapevo che era lei dal primo sguardo. Anzi, dal primo urlo sul piazzale della stazione affollato di stranieri: "Scusate, sapete se passa qui l'autobus per l'aeroporto?". Senegalesi, russi, tedeschi e peruviani non rispondono, e lei decide di andare all'enorme transenna dei lavori in corso, saltare oltre il metro e cinquanta di recinzione metallica e gridare all'operaio (di spalle) con martello pneumatico la stessa domanda. Nessuna risposta. Torna all'ex fermata, quella dove hanno sradicato il cartello con l'indicazione delle fermate e inizia a girare attorno al palo, sperando di far materializzare una indicazione nel riquadro ormai bianco.

Un po' per il rischio di crisi isterica, un po' per la noia dell'attesa e pochissimo per spirito umanitario, vado a offrirle solidarietà da viaggiatrice. Subito, mentre emigriamo sotto la pioggia battente in c'era del bus, scopro che:
- è una prof di lingue in pensione;
- l'Italia fa schifo e i lavori in corso lo dimostrano (cosa penserebbero i solerti operai bergamaschi, well-known nel mondo ante-egiziani per rapidità e stacanovismo?);
- che i politici sono tutti uguali, e non resta che votare Grillo perché almeno è un comico che ha smesso di far ridere e non un serio che fa ridere suo malgrado;
- che prova pena per me che amo il mio Paese, e mi dice che dovrebbero inventare cliniche per disintossicare giovani come me (sic);
- che si trasferirà presto nella sua villa in Costa Brava, ma prima deve vendere le suE proprietà in Italia, e vuole venderle bene;
- che è assurdo dare una liquidazione di 26 milioni di euro, che è un furto legalizzato.

Detto questo, sale indignata sul bus e non oblitera. La coerenza mi fa schifo forse?! All'aeroporto mi lascia la sua email, chiedendomi di scriverle, che mi invita in Costa Brava e mi ospita più che volentieri. Allude (modesta!) al suo trasferimento definitivo come all'ennesima fuga di cervelli.
Sarò stupida e da disintossicare di idealismo, ma io in Costa Brava non ci andrò, non manderò nessuna email. Perché io sono una che oblitera ancora il biglietto.

{ringrazio la sorte che mi sta graziando il volo da sovrumani ritardi e interminate rotture. A meno che... Se fosse stata quella la mia siepe?}

Tempo d'imbarcarsi.

sabato 18 agosto 2012

Magnetofono viaggiante/21

Da qualche parte, sul FrecciaBianca da #Desenzano a #MiCentrale
(Treno FrecciaBianca Desenzano-MiCentrale: h. 14.22
Treno IC MiCentrale-Pavia: h. 16.05)

Da un pallosissimo viaggio in Frecciabianca di un'oretta, senza grandi colpi di scena: 
  • uno sfattone overaged con una magliettina rosa (aderente sulle prove di troppa Vallelata mangiata a rallentatore) racconta del suo Ferragosto passato a Desenzano al Coco Beach con "tipe troppo intrippose" [sic], che "oh, vedere come mi squadravano di brutto... ma io non gliel'ho dato, perché il treno oggi era presto!". Nota a piè di pagina: 1) il treno è alle 14.22; 2) per una notte di sesso gratis con "tipe intrippose" (e nota il plurale), caro magliettina rosa, si può anche fare un after; 3) soprattutto: ma quando ti ricapita?! 
  • Il deserto dei binari non corrisponde
    al casino di #MiCentrale
  • due sciure moderne discutono di griglia e di mariti a Ferragosto: "Gino va a prendere da bruciare un po' di carta per fare attaccare il fuoco". "Ma la puzza? Il mio Ermanno ce la fa senza". "Mah, no, dipende da che tipo di carta bruci! Una volta mia suocera voleva buttare la pellicola del pollo, figurati tu! Adesso il Gino usa la carta giusta, quella delle riviste. Dice che brucia i vestiti di Glemùùùr [sic] e del Vanity, perché è contro la moda". Un momento di pausa e l'altra: "Ma non lascia giù la stampa? Sai, la carta patinata...". "Macché, tutta salute! Una volta le patate al cartoccio avevano le macchie leopardate di D&G".
Sul secondo treno, raggiunto di corsa da un binario a un altro lontanissimo, facendomi spazio tra centinaia di viaggiatori in transito, raggiungo il desertissimo intercity per Pavia. Anzi, per Livorno Centrale: e la tentazione è tanta, visti i miei viaggi liguro-toscani degli ultimi mesi. Dopo aver controllato per acribia (non so neanch'io che vuol dire, ma suonava strano e abbastanza ballista) gli orari di arrivo a tutte le stazioni intermedie, scopro che il mio ottavo vagone non esiste, né il nono. Dunque, ritornare indietro alla 4 o alla 2; siccome siamo tutti italiani, dopo aver percorso 10km in cerca del vagone 8 o 9, quasi fuori dalla cupola di MiCentrale, ripieghiamo sulla 4, anche perché la 2 è un miraggio che ci porterebbe a spendere altri 2€ per una bottiglietta di Gatorade alla macchinetta, più un numero x di calorie per una Fiesta, che speri ti faccia smettere di non-vederci-più-dalla-fame (di condizionatore). La sottoscritta prova a fare la furbata: quanti riempiranno la carrozza 6? Dai, pochi-pochissimi il 16 agosto, e poi devo scendere alla prima fermata, che sarà mai? Come previsto, vagone deserto. Ma come non previsto, una viaggiatrice approda allo stesso vagone deserto, e si ferma proprio davanti a me, al mio ipod sdraiato comodamente e sottocarica, al mio zainetto appollaiato sulla cappelliera, alla mia borsa sdraiata sul sedile affianco col mio giubbotto di jeans. 
Egocentrismi storti
"Scusa, ma avrei questo posto". La guardo, tra l'incredulo e il sospeso, in attesa che commenti qualcosa come ma mi siedo qui di fronte, non cambia niente. Nulla. Silenzio d'attesa che mi levi dalle sacrosante. Butto lì un "hanno staccato due vagoni, siamo tutti costretti a ridistribuirci, sa com'è...". Ma dal modo in cui abbassa gli occhiali da sole sul naso e dallo sguardo strabico, capisco che la natura ha già fatto abbastanza per incattivirla e non voglio certo che sperimenti su di me lo sfogo delle sue insoddisfazioni. Raccatto tutto in dieci secondi e filo alla 4. 

UNICO VAGONE SENZA ARIA CONDIZIONATA
Qui, scelgo (fortunatamente?) di sedere di fronte a una coppia anzianotta. Lei si sventaglia furiosamente con il biglietto del treno, lui usa il suo biglietto per canalizzare l'aria (finta) in uscita dalla griglia verso la moglie, e sfodera di tanto in tanto un dolcissimo sorriso bucato (due denti in alto su sedici o simili). E in pieno accento livornese, senza chiedere iniziano a giustificarsi:
"Sai, noi si viene da una vacanza a Nord, e questo caldo qui non lo sapevamo...".
"Diglielo, Dario, non una vacanza a Nord, ma a CAPO Nord, maremma a te! Quando dici a nord sembra che sia in Val d'Aosta... Signorina, con quel che abbiamo pagato, vale bene dirlo, no? Dieci anni per andare a Capo Nord". 
"Sai quante creste sulla spesa?".
"E un freddo... Da avere la giacca a vento, e anche il cappuccio, ma il cappuccio su... E adesso Milano, 'sto caldo qui e si sta a fa' 'na sauna...". 

C'è sempre chi è messo peggio. Basta ricordarlo. E a me, per dirla tutta, un po' spiaceva scendere....


giovedì 16 agosto 2012

Magnetofono viaggiante/19

(Treno Pavia-Milano Centrale-Desenzano)

14 agosto 2012

Desenzano si annuncia dal treno

Sul treno da Milano Centrale. Viaggiatori disimpegnati:

  • valigia lanciata a inizio vagone con annesso giubbino incastrato per terra tra tre trolley (e va bene il similpelle schifoso, ma che dire delle colonie microbatteriche acquisite da portarsi in vacanza?); 
  • viaggiatore camiciarosso con evidente iperattività percorre e ripercorre gli stessi 3m di carrozza (memento: spiegargli che il famoso solco scavato da Zio Paperone era una finzione); 
  • due ragazzotti provenienti dal vagone ristorante con il loro toast dal retrogusto cartaceo avvistano in avvicinamento un sovraccarico passeggero con valigia, zaino e colonnina di ventilatore e annessa scatola di cartone tipo arma impropria: chi pensate che si sia spostato?; 
  • signora della Milano bene, madre di famiglia, tiene la figlia al di là del corridoio mentre legge Cinquanta sfumature, di tanto in tanto sospira e si interrompe commentando: "Meglio che mi prenda una pausa...". Potere riprovato del MommyPorn o rimorsi dell'acquisto? L'espressione immutabile del viso inceronato non aiuta.


L'aitante madre di famiglia (reading #50Shades)

lunedì 13 agosto 2012

Magnetofono viaggiante/18


12 agosto 2012



(Viaggio Alghero - Pisa: Ryanair; Pisa - Pavia; Trenitalia, IC 670)

Il fondoschiena del mio vettore più frequentato

Aeroporto di Fertilia. Arriva il volo Ryanair da Pisa; dopo aver sbarcato gli scombussolati viaggiatori (partiti alle 6.30 dal Galileo Galilei), pilota e co-pilota scivolano fuori dai finestrini, forse dopo aver visto troppe puntate di Hazzard o per mostrare il fascino della divisa non solo a mezzobusto, scivolano fuori dai finestrini laterali e, in equilibrio sulle sacre protuberanze inferiori, iniziano a staccare fogli di Scottex, su cui sputano gentil salivetta e fregano con solerzia i finestrini anteriori. Risparmio di personale, senza dubbio, in tempi di crisi...
Una volta imbarcati, così ci saluta il capitano: "Signore e signori (prima le donne, eh?), buongiorno! Benvenuti sul nostro volo Ryanair. A quanto sembra, ci sono tutti i passeggeri e possiamo anche partire, cosa ne dite?". Era un italiano, inutile specificarlo.

Di Pinocchi, si sa, c'è pieno il mondo...

Gironzolando per Pisa, nelle due ore di attesa del primo treno per Pavia: vù cumprà che cerca di vendermi occhiali da sole tamarri a 5 € e poi propone di scambiarli coi miei Lagerfeld originali-pezzo-unico-vintage; bambino inglese che, avvicinatosi al mega-modellino di Pinocchio e non conoscendo la storia, cerca di segare via la punta del naso con la chiave del B&B; incontro-scontro tra due giapponesi che volevano fare la solita foto reggendo la Torre di Pisa e, avanza tu che vado indietro io, hanno sperimentato il vecchio culo-a-culo, cui segue cortesissima risatina nipponica con scuse che fanno della loro lingua agglutinante qualcosa di troppo agglutinato e quindi inascoltabile; un vecchietto entra alle h. 10 all'Anatolia Kebab chiedendo un gelato (quando la gelateria Umpa Lumpa è a due metri di distanza esatta, ma certo i nomi non aiutano).

MyChef di Pisa mi ha fornito una cotoletta transgenica in pane gommoso
On train. Dopo mezzo viaggio sola, con annessa foto autoscatto in centocinquanta pose diverse fino al completo (forse vano, effimero, irrisorio?) soddisfacimento dell'ego e del super-ego insieme, sale una coppia di donne inglesi. La vecchia e la EL James del UK sfoderano un vassoio imbarazzante colmo di tutti i dolci toscani che si possono trovare a Pisa, tre o quattro esemplari per tipo. Ridendo a chi sbriciola di più (forse tipico humour inglese?), si passano l'una con l'altra pezzi sbocconcellati di buccellato, e l'unico commento che avverto è: "There's no butter, we can exagerate!". Convinte loro...
Who's real?
Sale poi un inquietante uomo vogherese, un Raspelli dimagrito (e dunque incattivito), che occupa buona parte dello spazio davanti alla porta dello scompartimento, con un'inquietante borsa da viaggio o ventiq..., no quarantottore sulle poderose ginocchia tonde; inizia a estrarre con una meticolosità da serial killer libri e atlanti geografici, un evidenziatore per libro e una matita acuminata. Poi fissa noi tre donne con espressione malefica, la punta di grafite rivolta verso di noi; ma rinuncia all'istinto e parte con sottolineatura furiosa, che non gli fa neanche notare che:

a) a Genova sale una giovanissima cinesina dall'aria simpatica ma tonta, che ignora totalmente l'italiano, l'inglese, il francese e ogni lingua diffusa, e solo i gesti la avvertono di desistere dall'impresa donchisciottesca di caricare dal (basso del) suo metro e cinquanta ai 2 metri del supporto la valigia-coffin da 50kg;

b) in corridoio l'addetta delle FS s'incastra rumorosamente con il carrello delle cibarie (?) tra la maniglia della porta e la suddetta valigia;

c) due ragazzi poco pratici di treno aprono il nostro scompartimento, insultano chi ha - avrebbe - rubato il posto, salvo poi accorgersi di essere in un altro vagone e... di un altro treno!

d) arriva un simpatico prete svizzero che, accanto al burbero geografilo, ipotizza per la terza volta le leggi di contaminazione tra il mio accento pavese e il romanesco, investigando per trenta minuti sulla mia presunta permanenza prolungata a Roma, che non può certo essere stata di una sola settimana, oppure ok, deve essere per forza così, sono molto portata per le lingue...

Arrivo a Pavia. Finalmente scendo, liberata dal Raspelli corso giù all'ultimo a Voghera (dopo aver maniacalmente riposto ogni evidenziatore a segnare la pagina di ogni libro; e ogni libro in una diversa tasca della quarantottore); saluto cordialmente con un "goodbye" le inglesi e con un cenno della mano la cinese. Il prete svizzero mi congeda così: "Che il Signore ti benedica". Non so che rispondere, butto lì un "Benedica pure Lei", ricordando solo dopo che in pavese il vecchio "va' a fàt benedì" non è esattamente un augurio. Ma conto sulla mancata globalizzazione dei micro-viaggiatori, e finalmente a casa.

Questione di prospettive. Sempre e comunque.